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PRH 1.9: il luna park della musica punk rock - My 1st day

Aggiornamento: 9 set 2019



I biglietti sono sold out da mesi e le ferie iniziano il 12 agosto. Dopo aver saltato l’edizione 1.8 rischio di perdere anche quest‘anno uno tra i festival più punk in Europa, il Punk Rock Holiday.

I riflettori si accendono lunedì 05 agosto ma la gente è arrivata qualche giorno prima per montare le tende, imbottirsi di alcol e far incominciare la festa.

Non so nemmeno come, riesco a farmi spedire 2 biglietti dalla Svezia e mercoledì 07, dopo una mattinata di lavoro, è obbligatorio un salto dal parrucchiere per adeguarmi al mood punk rock. Ne esco con i capelli viola boccolosi e mi sento una pin up, sono gasata a bomba.

In un attimo butto qualche t-shirt in valigia e imposto finalmente il navigatore con destinazione Tolmin, Slovenia.



Mi sono persa grandi gruppi come Not On Tour, Useless ID e Descendents e le band del beach stage, tra queste avrei visto di sicuro gli Stanis, ma conto di recuperare per gli headliner della serata.

Alle 22:10 lo staff ai cancelli ha già spento le casse e non vuole farci entrare: non esiste.

Dopo tutto il casino per recuperare questi biglietti ora sono qui, mi sento come una bimba che vuole salire sulle giostre e devo rimanere fuori? Ripeto, non esiste.

Sfoggio i miei migliori occhi dolci e riesco a farmi dare i tanto attesi braccialetti; per la tessera invece non c’è niente da fare, loro dicono che dovrò aspettare l’indomani.


Sulla strada che mi separa dal main stage inizia a crescere l’eccitazione, questo posto ha un’atmosfera tutta sua e ti entra dentro in un attimo. Da lontano si vede qualche luce e si sentono i primi accordi dei Pennywise, il suono è talmente potente da arrivare al paese.

È divertente destreggiarsi fra le tende del campeggio, tra banconi da bar e muri fatti di lattine manca solo la ruota panoramica e anche chi è rimasto fuori canta a squarciagola l’oh-oh-oh-oh di Bro hymn assieme a me.

Nonostante non rientri nella classifica dei miei pezzi preferiti, anzi, questa è l’unica canzone per cui mi sia sbattuta a imparare il testo dall’inizio alla fine. Non ne vado fiera ma per questo dovete ringraziare il mio amico Ed e il Punkaoke.

Sul palco è stato un devasto assoluto, peccato averlo visto solo in video qualche ora più tardi.


Finalmente entro nel luna park della musica punk rock. Qualche cosa è cambiata, ci sono molti più stand e soprattutto molti più bagni per fortuna ma le persone sono le stesse; ci sono gli immancabili Mario & Luigi, il pirata e la ballerina insieme a mille facce conosciute, ognuno è pronto a spaccarsi col sorriso.

La prima Laško mi sta già aspettando, ma aspetta un attimo, non posso pagare senza la tessera! In 5 minuti recupero una card, mi infilo al bar e davanti al bancone trovo qualche amico lasciato all’ultimo concerto.

Tra la seconda e la terza birra facciamo un bel po’ di casino e guardo distratta i Sick Of It All. Si cambia stile e partono a bomba i Less Than Jake, con i loro ritmi ska-punk riescono a far ballare chiunque, fuori e dentro la pit.

Nella pineta il clima è di pura festa, il loro live fa esplodere la folla e con pezzi come History of a Boring Town e Look What Happened cantano tutti.

Io mi godo il concerto assieme ai regaz emiliani, tra foto old school scattate con la macchinetta usa e getta e fiumi di alcol, i bicchieri da restituire cominciano a impilarsi.


È ora di spostarsi in spiaggetta, non prima di aver preso l’ultimo melon ball.

L’after party è affidato all’American socks:

i calzini più punk della storia, il DJ set più trash di sempre

La gente si accalca a ballare su una compilation pop anni ’90 e la stupidità prende il sopravvento, c’è chi azzarda anche un bagnetto notturno.

Con l’umidità i miei setosissimi boccoli si sono afflosciati e sembrano dei noodles stracotti, ora non mi sento più molto pin up e chi se ne frega, anche questo fa parte dei fine serata punk rock.

Direi che posso abbandonare la scena e riposare qualche ora.

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