Arriva anche l’ultimo giorno di Punk Rock Holiday, devo dare il meglio e godermi ogni momento di questo festival pazzo. Per un anno potrò solo conservarne i ricordi, quelli più assurdi.
Per una volta riesco a entrare a un’ora decente e mi godo il pomeriggio sul beach stage. Sono attorniata dai gonfiabili più idioti di sempre e sfrecciano nell’acqua come sulle montagne russe. Ogni volta che scelgo il mio preferito, ne spunta un altro a fare concorrenza.
Sul palco stanno suonando i 69 Enfermos e non mi va di sentirli. Con il cambio di formazione sono migliorati ma mi dà fastidio pensare che altre band, più meritevoli di questa, non abbiano mai avuto la possibilità di esibirsi in un contesto del genere.
Mi faccio forza e cerco di fare il mio primo, e anche ultimo, bagno di stagione nel Soča. Con il Tolminka ho rinunciato qualche anno fa, quando ho scoperto che la temperatura dell’acqua varia dai 5 ai 9 gradi. Forse è per questo che riuscivo al massimo a bagnarmi le caviglie.
Non va meglio nella parte ovest del fiume; la gente si lancia in acqua da ogni dove e anch’io tento di immergermi spavalda. Mi bastano 5 secondi per realizzare di non aver ingerito una sufficiente quantità di alcol, così mi blocco all’altezza pancia e non riesco ad andare oltre.
Un po’ delusa dalla mia performance vado in cerca del pranzo. Dopo aver visto il cuoco dello stand orientale scolarsi mezza bottiglia di whisky e poi tagliare spicchi d’aglio come fosse Masterchef, opto per la sua zuppa di pesce con riso. Ottima scelta, lo chef mangiafuoco non ha deluso.
Si stanno esibendo i Krang, li ho conosciuti a maggio allo SBÄM Fest e rivisti in Italia assieme agli Useless ID e i LineOut e hanno catturato subito il mio interesse. Energici e divertenti si possono definire i Mortal kombat del punk rock.
Subito dopo suonano i Sidewalk Surfers, non male direi, ma a portarmi sotto il palco sono gli Hit The Switch. Un amico mi ha consigliato di ascoltarli, nulla di nuovo, ma quello che fanno è fatto bene. Forse li preferisco su disco, dal vivo le battutine del frontman non mi hanno coinvolto.
I Cigar stanno per iniziare ed è il momento di spostarsi sul main stage. Con il loro sound tagliente e una batte che spacca il mondo, questa è di sicuro la band rivelazione di tutto il festival.
Quando entra Jon Sortland la sua batteria sembra piccola piccola ma appena attacca il suono diventa gigante. Non c’è gaffa che tenga, hanno tirato giù tutto e sotto al palco è stato un devasto.
In questi 3 giorni sono passata diverse volte al merchandising, per me è come lo stand dello zucchero filato, sarei sempre lì davanti.
Qui ho speso circa la metà del budget per le mie vacanze e faccio un ultimo salto per comprare anche la maglietta in stile football del festival, così saluto anche Simon, uno dei ragazzi dello stand.
Come tutto il resto dello staff, anche lui è sloveno ed è il primo anno che viene a lavorare per il PRH, ma con il via vai di gente ha avuto pochissimo tempo per ascoltare le band.
Ne approfitto per farmi dare qualche dritta sui luoghi da visitare e soprattutto sui piatti tipici della zona. Mi consiglia la trota marmorata; la assaggerò il giorno successivo prima di rientrare in Italia, una vera bontà!
In molti stanno aspettando i PUP, da mesi ne sento parlare e sembra che tutti impazziscano per loro. Mi spiace ma io non riesco a farmeli piacere, o meglio, per quanto siano bravi non penso rientrino nel genere punk rock, piuttosto in quello indie. Così mentre suonano vado in macchina a prendere la felpa.
Rientro con i Teenage Bottlerocket e anche per loro vale il discorso fatto con gli Ignite la sera precedente, non mi fanno impazzire ma un ascolto ci sta sempre.
Mi avvicino al palco per il grande momento dei Propagandhi. Per tutto il concerto la mia attenzione è attirata da Sulynn Hago, con la chitarra è un mostro e ha una forza e un carisma spaventosi.
Dal vivo sono dei fenomeni con una tecnica micidiale e un sacco di stile; li apprezzo per come suonano e per la coerenza nel loro messaggio.
Non è ancora il momento di calare il sipario, il Punk rock karaoke sta per iniziare e la festa andrà avanti fino al mattino. Mi riprometto sempre di partecipare anch’io, ma arrivati alle 01:30 e dopo 12 ore di festival mi sento felicemente distrutta.
Ogni anno è un’esperienza diversa: puoi concentrarti sulla buona musica, puoi dare sfogo alle tue pazzie e puoi conoscere persone da ogni parte del mondo, tutti uniti da una sola, grande passione, quella per il punk rock.
La prossima potrebbe essere l’ultima edizione, almeno in questa location; è prevista la costruzione di un’autostrada che attraverserà l’area ma dicono che le autorità stiano valutando una soluzione alternativa, ancora non sappiamo cosa succederà.
Io ho un’unica certezza, non ho intenzione di perdermi il decimo anniversario del festival più folle di sempre e il Punk Rock Holiday sarà di nuovo il mio parco divertimenti.
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